L’ellera verde
Parallelamente alla diffusione del canto popolare in ambito corale, si sviluppano nelle varie regioni italiane
i canti di ispirazione popolare, non di tramandazione orale, ma vere e proprie composizioni di musicisti, a
volte realizzate su testi dialettali di scrittori locali, in altre su testi degli stessi compositori. Il Coro della
SAT ha reso famosi anche brani d’autore come La montanara di Toni Ortelli, La Paganella e Serenada a
Castel Toblin di Luigi Pigarelli, Soreghina di Aladar Janes e Stelutis Alpinis di Arturo Zardini, inserendoli a
pieno titolo nel repertorio dei Canti della Montagna, con armonizzazioni in stile semplice, tali da non far
percepire la differenza tra le due tipologie.
Su questa scia nel 1958 Bepi De Marzi scrisse il Signore delle Cime, dedicandolo ad un amico scomparso in montagna, creando successivamente per il Coro I Crodaioli un vero e proprio nuovo repertorio, molto eseguito ed apprezzato dalla coralità italiana. Il compositore vicentino si avvalse inizialmente della collaborazione dello scrittore Carlo Geminiani, per poi realizzare in proprio anche la parte letterale. In Trentino è importante la produzione di Camillo Moser, autore di cante dolcissime come La Madonina, melodia su testo di Italo Varner, mentre a Cortina, sull’emozione di una vicenda personale, Giancarlo Bregani scrive un malinconico e riflessivo Montagne addio. Negli anni ’80 nasce con Marco Maiero di Tricesimo un nuovo filone corale, composto da canti originali scritti per il Coro Vos da Mont. I testi delle sue composizioni trovano luce espressiva nei colori della terra e della storia friulana, senza necessariamente rimanere vincolati all’uso della lingua locale. I canti di Maiero si rivelano limpidi specchi dell’anima e proprio per questo trovano diffusa accoglienza nel repertorio di molti cori italiani e stranieri. E’ da segnalare inoltre Ivan Cobbe di Vallarsa, maestro del Coro Pasubio, sensibile nel realizzare dei veri acquerelli di musica e poesia, dedicati alla natura ed ai luoghi vallarsani.
Dalle nostre parti nel vicino Abruzzo, alcuni compositori come Guido Albanese, Antonio Di Jorio, Nazzareno De Angelis e Giacomo De Medio, insieme a scrittori come Luigi Dommarco, Cesare De Titta e Carlo Perrone, hanno scritto pagine celebri come Vola vola, Lu piante de le fojie, Mare nostre, J’Abbruzzu e L’ellera
verde: brani assimilati dalla cultura popolare e diffusi come tradizionali, inizialmente realizzati a due voci.
Dobbiamo attendere il 1938 per l’inserimento della fisarmonica ad opera di Tommaso Coccione e probabilmente lo stesso periodo, con l’incontro di Guido Albanese e Luigi Pigarelli, per le prime forme a quattro voci realizzate per il Coro della SAT. Successivamente negli anni 50′ arriveranno le armonizzazioni a
voci dispari di Paolo Mantini e di Ennio Vetuschi, maestri dei rispettivi cori Gransasso de L’Aquila e Giuseppe Verdi di Teramo.
Tutto trae origine dalle Maggiolate Abruzzesi, manifestazioni folkloristiche nate nella cittadina di Ortona nel1920, per volontà di Guido Albanese ed Antonio Di Iorio, considerati i veri padri del canto abruzzese, anche se La Viulette, composizione di Francesco Paolo Tosti su testo dialettale di Tommaso Bruni, risale al 1888, quando nell’ambiente intellettuale del Cenacolo di Francavilla a Mare, una sorta di Camerata de’ Bardi a cui prendeva parte un „certo‟ Gabriele D’Annunzio, venivano composte le celebri romanze da salotto su melodie popolari.
Nelle Maggiolate di Ortona, inizialmente ispirate al Festival della Canzone Napoletana di Piedigrotta, venivano invece realizzati, da letterati e musicisti di formazione classica, nonché eseguiti da corali polifoniche, alcuni dei canti che sono poi passati alla tradizione, ma impropriamente denominati popolari abruzzesi. I veri canti popolari abruzzesi a noi pervenuti sono in realtà pochi: Tutte li fundanelle, Si lu mio amore, Mara maje, Nebbi’ a la valle, All’orte ed altri meno conosciuti, come le melodie raccolte nei due volumi di Ettore Montanaro, offuscate dal grande successo dei canti ispirati al folklore. Il ricercatore Mario Santucci di Tornimparte, peregrinando in tutto l’Abruzzo, ha in verità raccolto diversi brani di tramandazione orale, molti legati alla pastorizia, ma ancora in attesa di essere pubblicati e restituiti al popolo. L’ellera verde, una delle più struggenti canzoni dìAbruzzo, scritta da Guido Petroni e musicata da Giacomo De Medio, appartiene ad un repertorio legato alla tradizione aquilana, inizialmente meno conosciuto rispetto a quello della costa abruzzese. Successivamente, come dimostrato da altri canti come J’Abbruzzu, eseguito con grande successo alla Maggiolata del 1948, la canzone del versante montano aquilano ha segnato momenti di alto valore poetico e musicale, tanto da essere annoverata nei repertori dei maggiori cori dell’arco alpino. L’ellera verde riassume tutte le tematiche malinconiche, dalla solitudine all’asprezza della vita sui monti abruzzesi.
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